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Tinture: tra natura e artificio
II parte

17 Febbraio 2014

 

Illustrazione del trattato dell'arte della seta

 

Vale la pena ricordare che molti trattati del medioevo e anche del rinascimento, hanno attratto l’attenzione degli studiosi prima che per il loro valore tecnico per quello storico letterario e solo in un secondo momento per il contenuto applicativo; è il caso de L’arte della seta in Firenze del XV secolo dove il curatore della prima ristampa nel 1868 è un letterato, Girolamo Gargiolli interessato più dallo studio della lingua usata dai setaioli che dalle loro tecniche di lavorazione. Nel testo, ristampato in anastatica nel 1980, vi sono riportate le varie tecniche di titure, le mordenzature, i fissanti usati e i rimedi da applicare alle tinture non riuscite.
Caso diverso è quello de Il libro dell’arte di Cennino Cennini che ha suscitato molto presto l’attenzione degli studiosi d’arte e che, pur prevalendo le ricette relative all’arte pittorica, contiene anche indicazioni di altri tipi di lavorazioni tra le quali, appunto, la decorazione su tessuti1. Volendo mettere in evidenza quegli elementi comuni tra pittura e tintura di cui abbiamo accennato poco sopra, si sottolinea che pur riferendosi all’arte pittorica, nella parte dedicata alla tavolozza, sono citate sostanze vegetali usate anche in tintoria a testimonianza dell’uso diffuso degli stessi principi tintori. Tra queste la reseda, lo zafferano, per i gialli, l’acido chermesico estratto dalla cocciniglia per il rosso vivo e le piante indigofere per gli azzurri2.

Frontespizio del libro di Cennino Cennini stampato nel 1831

Come è stato accennato, le lavorazioni riguardante i tessuti contenute ne Il libro dell’arte sono relative all’aspetto più pittorico della lavorazione (Come si dee disegnare in tela o in zelando per servigio de’ ricamatori; Come dei lavorare le coperte da cavalli divise e giornee per torneanti e per giostre). C’è un capitolo però che, per chi affronta la lavorazione tessile, appare di maggiore interesse ed è il CLXXIII Il modo di lavorare colla forma dipinti in panno. Viene descritto il procedimento della stampa a blocchi di legno e in questa descrizione si evidenzia il fatto che lo stampo fosse tenuto sotto e il tessuto venisse messo sopra a differenza di come in genere viene fatto oggi.

 

Blocco per stampa in legno intagliato

Tra i processi di estrazione del colore più complessi e affascinanti c’è quello eseguito dai tintori dell’Arte del guado che partendo dalle foglie del guado, portava all’estrazione del colorante azzurro che veniva poi modellato in “torte” o “uova”. Il processo è del tutto simile a quello eseguito con l’indigofera anche se questa contiene più sostanza colorante. Nei due casi la tintura che seguiva prende il nome di tintura al tino dal recipiente in cui avveniva la reazione chimica.

Ecco come venivano preparate le uova di pastello: «appena raccolte le foglie erano triturate in mulini e ridotta in polpa. È questa preparazione del guado in pasta che l’ha fatto chiamare comunemente “pastel” nei paesi di lingua d’oc e “pastello” in Italia. Un po’ asciutta questa pasta era pressata a mano in palline di circa 15 cm di diametro chiamate uova, cocagnes o cocaignes in languedoc. Successivamente esse venivano seccate all’aria in fabbrica specificatamente costruiti per questo utilizzo. Per essere utilizzate per la tintura le uove secche, molto dure, dovevano prima essere rotte con il mazzuolo di legno e sminuzzate; successivamente la polvere era disposta in strati spessi in fabbricati speciali, innaffiati con acqua e messi a fermentare e, successivamente, si aggiungeva della lisciva»3. Una volta fermentata e seccata ( il processo di fermentazione veniva fatto usando urina e questo sviluppava odori talmente sgradevoli che Elisabetta I impose che le tintorie si trovassero ad una distanza maggiore del corrispondente di otto chilometri rispetto alle città) questa pasta che pesava un nono delle foglie di partenza, era messa in barili dove poteva essere conservata per molto tempo continuando una lenta fermentazione che ne aumentava la qualità. Avendo citato le cocagnes vengono alla mente i paesi di Cuccagna che, proprio per il valore delle “uova” o torte di pastello e, per la facilità di contrabbandandarle come risorsa non tassata godevano di un benessere superiore a molti luoghi nello stesso periodo4.

 

Un “uovo” azzurro

Nella lavorazione del guado alle emissioni nocive della fermentazione che rilasciava notevoli quantità di ammoniaca dannosa per i tintori e per l’ambiente - che possono essere considerate tra le prime emissioni nocive a carattere industriale - andava anche aggiunto il fatto che il guado impoveriva il terreno molto velocemente e i coltivatori di guado erano costretti al nomadismo lasciandosi alle spalle terre sterili tanto che nell’Europa centrale furono emanate delle leggi per controllare questo fenomeno.

Più semplice, sempre in merito a processi di tintura con coloranti naturali, è la tintura diretta nella quale la sostanza colorante si fissa direttamente sulla fibra che viene immersa nel bagno di colore; un esempio è il mallo di noce che, una volta fatto bollire in acqua e successivamente filtrato, si fissa sulla fibra di lana senza bisogno di ulteriori additivi o passaggi. In altri casi è necessaria la presenza di una sostanza che favorisca il processo di reazione tra la fibra e il colorante che prende il nome di mordente.

Le ricette dei coloranti naturali sono state le uniche disponibili per la tintura dei filati e dei tessuti fino al 1856 quando il chimico William Henry Perkins, casualmente, sintetizzò il primo colorante artificiale che venne chiamato Malveina, per il suo colore violaceo come i fiori della malva, o porpora di anilina.

  • Il colorante sintetizzato da Perkins
  • Arthur Huges Amore d'aprile
  • La Regina Vittoria indossa un abito violetto all'inaugurazione dell'esposizione universale di Londra del 1862
  • La locandina del film Quality Street
  • Caramelle e cioccolatini Quality Street
  • La Regina Elisabetta con abiti violetti
  • La Regina Elisabetta con abiti violetti
  • La Regina Elisabetta con abiti violetti
  • La Regina Elisabetta con abiti violetti
  • La Regina Elisabetta con abiti violetti

Il colore si diffuse velocemente diventando quasi un simbolo di innovazione in grado di trasmettere fiducia verso nuove frontiere di ricerca e campi di applicazione: fu pigmento largamente usato dai preraffaeliti e si ricorda tra i dipinti più rappresentativi quello di Arthur Hughes Amore d’aprile del 1856, fu scelto per l’abito che la regina Vittoria indossò all’inaugurazione dell’Esposizione Universale del 1862, per vestire la protagonista della nota commedia portata sullo schermo da Katharine Heppurn Quality street e divenne poi colore dell’immagine delle confezioni di caramelle e toffee che portano lo stesso nome; fino a divenire uno dei colori preferiti della regina Elisabetta; nella grigia Inghilterra un colore che sembra rappresentare la freschezza e la gioia.Da quando comparve il primo colorante di sintesi, in modo progressivo, durante il corso del XIX e del XX secolo i coloranti naturali sono stati sostituiti da quelli artificiali in un processo innovativo che ha coinvolto non solo la componente cromatica ma anche la composizione delle fibre tessili.Accanto ai nuovi colori si è imposto anche un nuovo bianco di natura chimica che ha introdotto un modo nuovo nel considerare il pulito e lo sporco, i processi di manutenzione della biancheria e del vestiario5 e che in generale ha prodotto significativi cambiamenti sociali e antropologici: «Si tende a un’opera di igienica purgazione a vasto raggio che elimina lo sporco e le tracce dei colori naturali e della lavorazione delle materie tessili pronte per la somministrazione del colorante. L’impronta morale dell’igiene e della pulizia si impone come effetto sociale nell’estensione del bianco civilizzatore»6. I coloranti sintetici riescono a raggiungere una solidità superiore a quella dei colori naturali e il proposito di Jean-Baptiste Colbert7, secondo il quale il colore del tessuto doveva durare quanto il tessuto stesso, si può finalmente realizzare.

 

Eleonora Trivellin

 

 

Il laboratorio di tintura delle manifatture Le Gobelins di Parigi

 

La statua di Jean Baptist Colbert nel cortile della Manifattura Le Gobelins di Parigi

Leggi anche Tinture: tra natura e artificio I parte

NOTE
1 Alcuni capitoli sono dedicati alla lavorazione del vetro e un numero considerevole, alla formatura.
2 Per realizzare gli azzurri deve essere distinto il guado o pastello nome botanico Isatis tinctoria dall’indigofera Indigofera tinctoria. Pur essendo diverse le piante si otteneva sempre lo stesso tipo di colorante con lo stesso tipo di processo.
3 Paolo Passamonti , Stefano Ferraro, Coloranti naturali e selezione di colori naturali: estrazione e caratterizzazione dei principi attivi, in Ti colora la natura, atti, Camerino, Rocca Varano agosto 2001, pp. 20-21.
4 Cocagna è una parola di origine provenzale cocanha che ha parentela con koka parola tedesca e con l’olandese kokenje che significano torta. Ma su questa etimologia sembra esserci qualche dubbio. La parola, comunque, era già presente nella poesia goliardica del XII secolo. Il racconto più antico dove viene nominato il Paese della Coquaigne è un testo francese del XIII secolo: il Fabliau di Coquaigne.
amici delli grassi e buon bocconi,
nimici del disagio e del stentare,
omini di gran cor, non già poltroni,
come gli avari vi voglio(n) chiamare,
venite tutti, che andiamo in Cuccagna,
dove chi più dorme più guadagna.
5 Un registro delle spese effettuato per la casa, scrupolosamente tenuto dalla baronessa Schomberg negli anni compresi tra l’ottobre del 1771 e il 1777 ci permette di quantificare l’incremento delle spese per il bucato che passano da 18,10 livres a 74,16 (cfr. Daniel Roche, Il linguaggio della moda, Einaudi Torino, 1989, p. 380-381).
6 Manlio Brusatin, Storia dei colori, Einaudi, Torino, 1999, p. 92.
7 «Tutte le cose visibili si distinguono e si rendono desiderabili attraverso il colore; non è solo necessario che i colori siano belli per dar corso al commercio delle stoffe, ma bisogna ancora che essi siano buoni, al fine che la loro durata sia uguale alle merci sulle quali sono applicati, la natura ci fa vedere la differenza e deve servirci di esempio, perché se essa dà ai fiori che passano in poco tempo un debole colore, non usa lo stesso per le erbe, i metalli e le pietre preziose dove fornisce la tinta più forte e il colore proporzionato alla durata» (Instruction générale pour la teinture des laines et manifactures de la laines et manifactures de la laine de toutes coleurs, et pour la culture des drogues ou ingrediens qu’on y employe, Muguey, Paris 1671). Passato alla storia come economista capace di avere accresciuto in modo determinante le ricchezze della Francia sotto Luigi XIV, oltre ad importanti riforme amministrative e finanziarie ed oltre alla creazione del Ministero della Marina, creò le Manifatture Reali alcune delle quali arrivate fino a noi. Tra queste Gobelins e Beauvais.


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