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Laurea Honoris Causa in Architettura a Paolo Fassa

21 Marzo 2012

 

Tradizione, innovazione e ricerca

Ci sono modi, regole e comportamenti del fare architettura che si legano a filo stretto con tradizioni costruttive, a volte con sapienze di antichi magisteri d’opera, altre volte ancora con processi di creazione e produzione di materiali per l’architettura che fanno parte della storia di un luogo come di un territorio o di una grande regione europea.

Il progetto chiede la traduzione materiale, concreta della forma. Un equilibrio, quello tra forma (energia, spirito) e materia che gli architetti conoscono molto bene nel continuo tentativo di comprendere (o superare) la contaminazione (Hegel la definiva inadeguatezza) che l’esperienza creativa richiede all’architettura nell’atto costruttivo. Come se nei materiali dell’architettura non si potesse ritrovare una capacità espressiva degna di un’interiorità spirituale.

La materia non è banale, non è passiva, non è un mero supporto di altre qualità sensibili.

Creare materiali dalla materia (o dalle materie) è poi un passaggio anch’esso non minore e prevedere di comprendere e valorizzare tante fasi (dalla scelta alle lavorazioni) per mettere in luce proprietà, impieghi, requisiti e prestazioni che non sono e non saranno mai esaurienti e soddisfacenti, perché incessanti sono il consumo e la domanda di materie così come risultano in continuo mutamento l’ambito di applicazione, l’assortimento e la capacità di innovazione che si connette ai più svariati processi tecnologici.

Il progetto chiede la traduzione materiale, concreta della forma. Traduzione, ovvero un’interpretazione, una lettura critica, una rappresentazione fisica che pone molte domande sulla destinazione della realizzazione nel tempo o in merito alla trasformabilità, durabilità, manutenibilità, reversibilità che un percorso costruttivo determina nel suo dipanarsi dall’atto progettuale fino al destino della demolizione o del riciclaggio.

E molti di questi codici genetici sono già insiti nella qualità della materia e nella logica di produzione dei materiali da costruzione. Una concretezza che si dimostra non solo nell’intuizione di un processo produttivo ma anche nella capacità di comprendere l’evoluzione di un settore industriale con grande sensibilità di ascolto, di attenzione ai bisogni, alla risoluzione dei problemi e alla verifica dei processi (di stoccaggio, trasporto, messa in opera, collaudo, utilizzazione, gestione).

                                                  

 

 

 

L’architettura è sicuramente progetto ma è anche indiscutibilmente materia. Un binomio, quello di forma e materia, che parte dal potenziale aristotelico di causa efficiente per delinearsi oggi con una ricchezza di ibridazioni, metamorfismi, surrogazioni, nano_intelligenze che superano sicuramente quei confini ristretti che relegavano la materia in un girone malefico per assumere un ruolo di protagonista.

E nei trecento anni che hanno stratificato l’esperienza e la tradizione della famiglia Fassa, i cui esponenti in ogni generazione cercavano la calce nei sassi dei grandi fiumi del Veneto, tutto ciò dove sembrare molto concreto. Già perché la materia prima della calce, che veniva intuita a occhio o a peso nella profondità litica del residuo dell’erosione, diviene poi materiale da costruzione e dopo tanti secoli luogo dell’innovazione tecnologica.

Nella storia di una famiglia che sceglie di non cambiare idea, che crede nella permanenza della tradizione del fare, Paolo Fassa (nato a Spresiano in Provincia di Treviso nel 1941), assume un ruolo determinante. Paolo Fassa poco più che ventenne intuisce come la produzione di questo materiale poteva svilupparsi oltre i confini localistici del trevigiano aprendosi a una competitività nazionale in cui il controllo di processo e l’innovazione tecnologica diffusa dalla produzione alla distribuzione si dimostrano armi vincenti.

Negli anni Settanta applica la ricerca per la prima iniziativa di innovazione tecnologica nella produzione industriale sviluppando e adottando sistemi di confezionamento e trasporto del grassello di calce fortemente più performanti. Il mercato delle costruzioni è in crescita in Italia e le innovazione applicate consentono di capitalizzare il successo di produzione (nel decennio 1965-1975 si passa da 45.000 a 155.000 quintali annui) nella creazione di nuovi forni per la calce. Paolo Fassa ha chiaro fin da questi primi anni al controllo dell’Azienda, come l’investimento sulla struttura e la rete degli impianti deve seguire di pari passo l’innovazione di prodotto. Sviluppa quindi l’immagine e la comunicazione del settore della calce anche fuori dal Veneto (Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna), dando credibilità e infondendo valore a un materiale povero. Un valore che non risiede solo nel prezzo ma soprattutto nelle prestazioni e nella verifica in messa in opera.

 

 

Un’attenzione che deve trovare dei fondamenti scientifici non solo nelle prassi e nelle esperienze tradizionali. Negli anni Ottanta, quindi, Paolo Fassa introduce il marchio Fassa Bortolo e sviluppa un centro di ricerche che fa perno sui laboratori chimici e sul consolidarsi di un personale e attrezzature scientifiche e specializzate. L’innovazione che ne scaturisce, anche in chiave di controllo di qualità di produzione, permette di immettere nel settore delle costruzioni uno dei primi impianti di intonaci premiscelati. È una chiave di volta che modificherà il processo di lavorazione nel cantiere, offrendo un percorso di produzione sempre più automatizzato, sicuro nell’efficienza e rispettoso dell’ambiente. Comprende il ruolo del cantiere, il valore degli attori (a tutti i livelli) che concorrono al risultato dell’opera architettonica e cercare di mettere in atto tutti gli strumenti (tecnici, informativi e di assistenza) per dare continuità e successo a una scelta tecnologica non è cosa semplice.

Paolo Fassa, in questi anni, punta a sviluppare un’organizzazione di assistenza tecnica e di formazione degli applicatori, delle imprese e dei tecnici, per l’utilizzo e la valorizzazione dei prodotti premiscelati, che costituisce la base fondamentale per iniziare nel 1984 in maniera diffusa e con grande sforzo di investimento un’innovativa modalità di distribuzione in cantiere degli intonaci mediante silos a pressione. Parole come sicurezza e praticità per gli operatori, qualità e controllo dei materiali, riutilizzazione (dei silos) e riduzione (di confezionamenti a perdere), entrano in uno dei segmenti più ostativi all’innovazione tecnologica: il cantiere da costruzioni. La materia, i materiali, le memorie che sono assorbite in esse devono permanere, devono offrire una continuità di saperi. Posseggono delle intelligenze che devono essere mantenute, non si devono disperdere. E il cantiere, che è un altro luogo dell’azione del fare dopo la fabbrica non può rimanere indenne a quest’azione attiva.

Da qui in poi la strada è segnata. Paolo Fassa concepisce lo sviluppo come una strategia coerente di sistemi e prodotti. Nei dieci anni che seguono entrano in produzione nuovi impianti (a Brescia e a Roma) e si potenzia il ruolo del Centro Ricerche di Spresiano aprendo l’analisi e la sperimentazione di un quadro tecnologico integrato di materiali e componenti che rispondono alla complessità della realtà costruttiva dalle finiture (pitture, rivestimenti murali), agli aspetti di tenuta (adesivi), fino ai materiali per il risanamento e il ripristino. Il problema è risolvere le problematiche di coerenza di messa in opera in rapporto alle condizioni ambientali e al livello di interazione tra componenti stessi, strutturando un quadro conoscitivo (che fa capo al Centro Ricerche) fortemente fondato sulle verifiche e sul controllo in cantiere nelle applicazione dirette degli utilizzatori. Una memoria diffusa che si propone ai progettisti come selettiva e capillare.

La prima decade del Duemila è segnata dai temi della sostenibilità. Un atteggiamento coerente che vede Paolo Fassa attento a sviluppare nei propri Laboratori e a certificare nuovi prodotti secondo qualità bio, ma anche a realizzare impianti come quello sul porto di Ravenna in cui le materie prime arrivano via nave, abbattendo l’impatto dei trasporti, e il prodotto finito può essere trasferito sempre via nave in mercati esteri quali il Portogallo dove l’azienda inizia prima a distribuire e poi a realizzare un nuovo impianto vicino a Fatima. La ricerca di soluzioni di impianti industriali a basso impatto ambientale e acustico per le lavorazioni, integrati nel contesto anche in rapporto alle cave di estrazione, costituisce una linea di coerenza per la realizzazione di una estesa rete di nuovi impianti, strategici per il controllo qualitativo delle fasi di produzione in rapporto al sistema di distribuzione. Paolo Fassa compisce questi anni come anni in cui la diversificazione selvaggia non deve contaminare il profilo tradizionale dell’azienda. Il saper fare bene ciò che si è fatto rimane la linea di indirizzo e gli investimenti riguardano sempre i temi della produzione e della ricerca nell’edilizia e nell’architettura, applicati anche sul recupero e sul restauro.

Sono questi anche gli anni dei primi contatti con la Facoltà di Architettura di Ferrara e il suo Dipartimento. Gli anni in cui si comincia a coinvolgere Paolo Fassa in ricerche sperimentali sulla controllo di qualità durante le fasi di messa in opera e nel cantiere di via dell’Abbondanza a Pompei sul restauro delle pitture murali delle botteghe. Sperimentazioni difficili che portano la struttura di ricerca del Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara a conoscere meglio i modelli di produzione e i centri e i laboratori della Fassa Bortolo. Una coniugazione che negli anni che seguono vede la creazione congiunta di importanti iniziative come il Premio Internazionale Architettura Sostenibile (nel 2003) e il Premio Internazionale Domus Restauro e Conservazione (nel 2010) che sono oggi straordinari strumenti di diffusione e confronto di saperi attraverso una rete di centinaia di professionisti e ricercatori in tutto il mondo. Premi, che sono iniziative culturali di grande spessore, che permettono di mettere la Facoltà di Architettura e l’Ateneo ferrarese al centro di un dibattito internazionale ogni anno sempre più coinvolgente e aperto a nuovi rapporti di scambio di innovazione (progettuale, didattica, tecnologica, comunicazionale).

Uno sforzo congiunto che si fortifica sia con decine di iniziative convegnistiche e seminariali ogni anno in tutta Italia in cui i centri di ricerca del Dipartimento di Architettura hanno la possibilità di confrontarsi con altre realtà e contesti territoriali e sviluppare collaborazioni e servizi, sia con collane di prestigiose pubblicazioni tecnico-scientifiche che rappresentano un consolidato qualitativo del livello di collaborazione.

Oggi l’azienda guidata da Paolo Fassa, che è passata dai 20 dipendenti del 1969 ai circa 1200 collaboratori esterni e interni, si sta confrontando con il mercato europeo attraverso  una sfida che la vede impegnata a sviluppare un’integrazione di componenti edilizi con tecnologie di produzione fortemente innovative nel settore delle costruzioni a ciclo secco. Comprendere le problematiche di interazione tra la tradizione di processi costruttivi e di finitura bagnati e quelli secchi (come il cartongesso) sarà per la Fassa Bortolo il nuovo percorso di ricerca e di sviluppo dei prossimi anni.

La materia non è banale, non è passiva, non è un mero supporto di altre qualità sensibili. La materia attiva le intelligenze e concretizza la traduzione del progetto. Pone molte domande al progettista in tutte le fasi dell’azione creativa e anche oltre il progetto stesso, nel tempo, durante l’invecchiamento, per avere altre vite da vivere.

Marcello Balzani

  • Raccolta di ciottoli sul greto del Piave
  • Le fornaci nel 1910 con il titolare Pietro Fassa
  • Le fornaci negli anni '70


Biografia di Paolo Fassa

1941     Nasce a Spresiano il 19/11/1941 da famiglia storicamente legata alla produzione della calce (attestati riportano riferimenti dall’inizio del 1700);

1961     Diplomato in Ragioneria a Treviso presso l’Istituto Tecnico Ricatti;

1961     Il 21 ottobre inizia a collaborare con il Consorzio Un.In.Ca. (Unione Industriali Calce), organizzazione tra produttori locali dell’area della provincia di Treviso, di cui l’azienda di famiglia faceva parte e si occupa dell’attività di vendita ai clienti del consorzio stesso;

1963     Entra nell’azienda di famiglia, nella quale cura la parte commerciale ed inizia a seguire l’organizzazione produttiva;

1965     Decide di far uscire l’azienda di famiglia dal Consorzio per rilanciarla e renderla più competitiva;

1967     Assume la titolarità dell’azienda, liquidando i fratelli;

1973     Prima iniziativa di innovazione nella produzione: adozione e miglioramento di sistemi di confezionamento e trasporto del grassello di calce.  Inoltre, promuove questa novità tramite uno strumento di comunicazione cartaceo, ritenendo importante presentare questi vantaggi al cliente finale; inizia, in questi anni, una prima espansione commerciale;

Nel decennio 1965-1975 la produzione passa da 45.000 a 155.000 quintali annui.

1976     Costruzione di un nuovo forno per la calce, che si affianca ai 3 forni storici, e la produzione sale a 250.000 quintali, che consente di diventare leader nel settore della calce con un’evoluzione anche fuori dal Veneto: Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna;

1981     Dopo lo sviluppo del laboratorio chimico, decide la diversicazione dell’azienda e, con la costruzione del primo impianto per la produzione di intonaci premiscelati, entra in un nuovo mercato che oggi rappresenta il core-business dell’azienda;

1981     Viene introdotto il marchio Fassa Bortolo che, oggi con la stessa grafica, distingue la presenza dell’azienda sul mercato;

Da piccola azienda monoprodotto, si comincia a sviluppare un nuovo modello di azienda che punta molto sull’automazione e sull’efficienza: con il massimo rispetto per l’ambiente.

In questo periodo si punta a sviluppare un’organizzazione di assistenza tecnica e di formazione degli applicatori e delle imprese, per promuovere l’utilizzo dei prodotti premiscelati.

1984     Inizia la distribuzione degli intonaci mediante silos a pressione, strumento che consente oltre alla praticità d’uso anche una riduzione dei materiali di confezionamento (sacchi);

1988     Entra in produzione il secondo impianto di intonaci ad Artena (Roma);

1992     Entra in produzione il terzo impianto di intonaci a Mazzano (Brescia);

1994     Dopo un’attento e qualificato restauro delle strutture storiche del complesso Lazzaris, sito a Spresiano e datato 1883, specializzato nella lavorazione del legno, viene inaugurata la sede direzionale.

1995     Creazione del nuovo Centro ricerche a Spresiano. Si inizia la produzione di pitture e rivestimenti murali nel nuovo Colorificio situato all’interno dell’area produttiva dello Stabilimento di Spresiano.

Lo sviluppo dell’azienda continua con la formulazione di nuove linee di prodotto specialistiche quali il Sistema Risanamento, Sistema Ripristino e la Linea Adesivi.

 


Il Piave a Spresiano
(Quadro di Mario De Tuoni)

 

 

Nel 2000 viene certificato da ANAB il primo intonaco certificato per la bio-edilizia, sviluppato nei laboratori Fassa Bortolo, cui si aggiungeranno un anno dopo altri prodotti che costituiscono la Linea Bio-architettura.

2000     Apertura di un nuovo impianto sul porto di Ravenna, le materie prime arrivano via nave, abbattendo l’impatto dei trasporti, e il prodotto finito può essere trasferito sempre via nave in mercati esteri quali il Portogallo dove l’azienda inizierà prima a distribuire i propri prodotti.

2001     Si inizia a produrre in un nuovo stabilimento, specializzato nella produzione di intonaci a base gesso, a Moncalvo (AT), dove la materia prima viene estratto da una cava sotterranea;

2002     Conversione di una vecchia cartiera a Bagnasco (CN) per la produzione di prodotti premiscelati: i colori vengono definiti dalla Sovrintendenza per ottenere un’integrazione con l’ambiente circostante;

2002     Apertura nuovo stabilimento a Molazzana (LU) perfettamente integrato con l’ambiente, grazie ai colori definiti dalla Sovrintendenza: la cava è direttamente collegata con l’impianto;

2003     Nuovo stabilimento nell’area industriale di Popoli (PE);

2004     Apertura del primo impianto all’estero, in Portogallo a Batalha, vicino a Fatima.

2005     Dopo la ristrutturazione di una vecchia fornace da calce, viene costruito un impianto per prodotti premiscelati a Sala al Barro (LC), esempio di costruzione industriale rispettosa dell’ambiente sia dal punto di vista estetico, sia per le soluzioni adottate che riducono l’impatto acustico considerando la vicinanza con le abitazioni private.

2006     Viene rilevato un impianto di produzione di intonaci e lisciature a base gesso con relativa cava, a Moncucco Torinese (AT);

2006     Costruzione di un impianto di produzione di calce a Montichiari (BS)

2007     Restauro di un’antica filanda per realizzare un centro di formazione per incontri e convegni con operatori del settore;

2008     Nuovo stabilimento di intonaci a Bitonto (BA)

2010     Nuovo stabilimento per la produzione di cartongesso a Calliano (AT): struttura che utilizza tecnologie all’avanguardia.

Con questo impianto l’azienda Fassa diversifica la propria produzione andando ad ampliare la propria offerta di prodotti per l’edilizia. Il cartongesso va ad integrarsi con le soluzioni tradizionali che hanno fatto la storia dell’azienda.

2011     L’azienda occupa oggi circa 1200 collaboratori interni ed esterni, nel 1969 erano circa 20 dipendenti.

Questa è la storia dello sviluppo dell’azienda da un punto di vista produttivo e commerciale, ma l’azienda nell’ultimo decennio si è impegnata assiduamente anche in iniziative culturali e sportive.

Dal 2000 al 2005 ha sponsorizzato una delle squadre di ciclismo più forti al mondo.

L’azienda è coinvolta sul territorio dove opera a supporto delle iniziative locali: umanitarie, culturali e sportive.

Inoltre, nel 2003, ha istituito, in collaborazione con la Facoltà di Architettura di Ferrara, il premio architettura sostenibile Fassa Bortolo, oltre a collaborare negli interventi organizzati dalla Facoltà a Pompei per il restauro delle pitture murali in via dell’Abbondanza.

Infine, ha contribuito al restauro degli affreschi del Palazzo dei Trecento a Treviso.

Dal 2007 al 2010 è stata partner della città di Venezia ed ha sviluppato uan linea di prodotti per il restauro.

Dal 2010 ha istituito, sempre con la Facoltà di Architettura di Ferrara, il premio Domus Restauro e Conservazione.

Tutte queste iniziative sono state documentate attraverso importanti volumi che rappresentano importanti riferimenti anche per i professionisti.

L’azienda è impegnata nella continua diffusione della cultura dell’edilizia attraverso convegni di alto livello sulle tematiche della sostenibilità e del restauro in tutta Italia.

 

 

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