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ARTEFATTI COMUNICATIVI
Micropress. Un progetto di self-publishing universitario *

17 Marzo 2014

Le nuove sfide dell'università pubblica
Il modello universitario ottocentesco di matrice tedesca – che ha coniugato, per quasi un secolo e mezzo, ricerca e didattica nel nome e negli interessi degli Stati nazionali con il compito di formare le élite – è stato travolto nell'ultimi cinquant'anni da fattori strutturali diversi ma sinergicamente erosivi, fra cui è possibile evidenziare:
– la diffusione dell'Università di massa;
– la moltiplicazione dei luoghi di produzione della conoscenza;
– il superamento degli Stati nazionali a favore di spazi economici e culturali sovranazionali;
– lo sviluppo globale della Rete che ha innovato, insieme a tanti settori dell'economia, i modi tradizionali di produzione e trasmissione del sapere.
A fronte di questa mutazione profonda della società sta operando nel nostro Paese, oramai da alcuni anni, la riforma degli Istituti accademici. Tutti gli Atenei italiani si sono dotati recentemente di nuovi statuti i cui rinnovati organismi di governance ridefiniscono la fisionomia delle strutture di ricerca e di formazione per molti lustri a venire.
È stato proiettato sul corpo tradizionale dell'Università pubblica il modello inedito di un’Università che si vorrebbe più attiva, produttiva (addirittura "imprenditrice") in cui i vari Atenei – e gli stessi Istituti di ricerca e di formazione – sono posti a competere fra loro.
All’interno di questo mutato orizzonte di riferimento è in forte evidenza la progressiva riduzione di risorse per l'Università pubblica, l'invecchiamento medio dei professori, lo scarso turnover dei docenti, la richiesta di una esternalizzazione delle competenze universitarie per il reperimento di risorse utili alla ricerca e, forse, fra qualche anno anche al sostegno dell'offerta didattica sovradimensionata, oggigiorno, rispetto agli organici dei docenti strutturati (a meno che non si sarà disposti a ridurre il numero degli ingressi nei singoli corsi di laurea o a potenziare le docenze a contratto).
Se produrre ricerca, erogare formazione, diffondere sapere costituiscono a tutt'oggi per l'Università il focus centrale della sua missione è altrettanto evidente (e non a lungo procrastinabile) la necessità di formulare ipotesi di innovazione di tale asset e, contestualmente, mettere in atto strategie di reperimento di finanziamento, varare progetti innovativi facendo leva anche su strumenti più incisivi di esternalizzazione e disseminazione della conoscenza.
Questa sfida lanciata all’Università richiede un ripensamento del proprio ruolo e una maggiore consapevolezza delle potenzialità interne, abbandonando l’atteggiamento inerte, lento, resistente all’innovazione e valorizzando le dotazioni di spazio, di tempo, di risorse intellettuali disponibili.

 


Esperienze di lettura e di fruizione dei contenuti della Collana EDITORIALE Micropress. Libro, computer, devices, smartphone si integrano quali supporti fisici per la diffusione dei diversi format narrativi e comunicativi utilizzando sinergicamente carta stampata, schermi elettronici, video, rappresentazioni 3d, audio, link di rinvio ad articoli di approfondimento sulla rete di internet.

 

A sostenere questo cambiamento può concorrere l’adozione e la valorizzazione delle tecnologie digitali, viste sia come strumenti di registrazione del sapere, sia come reti di relazione e di comunicazione; tecnologie digitali (sotto forma di software, piattaforme web, archivi di memoria, stampanti, prototipatori…) sempre più potenti, economiche e pervasive che solo fino a qualche lustro fa richiedevano costosi investimenti e che oggi sono nelle possibilità di investimento di ogni istituzione accademica.
Oramai le strutture universitarie sono potenzialmente in condizione di promuovere in autonomia le loro attività di formazione, di disseminare i risultati della ricerca attraverso vari format e canali comunicativi (pubblicazioni in self-publishing, siti, tv, radio autogestite) indirizzati a informare, valorizzare idee, progetti, servizi, prodotti.
Istituzioni universitarie, quindi, come rinnovati soggetti di ricerca e di produzione di contenuti, sostenuti dall’ampia disponibilità di tecnologie digitali che stanno progressivamente smaterializzando i prodotti culturali tradizionali facendo perdere loro – in molti casi – lo statuto di oggetti solidi e costosi, all’interno di una società che viene “plasmata” e “si forma” sempre più attraverso l’immateriale.
La componente universitaria può sfruttare ampiamente questo mutamento dell’ecosistema legato alla conoscenza, al sapere, all’informazione abbandonando la prassi di “svendita” dei contenuti della ricerca ad editori privati ed intraprendendo la strada del self-publishing per la produzione, gestione, valorizzazione e distribuzione delle opere intellettuali sia mediante i tradizionali artefatti cartacei, sia attraverso i format e i canali digitali dove i costi da sostenere sono incomparabilmente minori.
Un più strategico e strutturato collegamento fra mondo accademico e produzione editoriale può dar vita anche in Italia – sull’esempio delle University press, da tempo consolidate del mondo anglosassone – a collane e riviste scientifiche in versione elettronica indirizzate a promuovere e diffondere i risultati della ricerca accademica. D’altronde se buona parte della spesa universitaria è finanziata attraverso fondi pubblici si può coerentemente mettere in discussione la cessione dei risultati della ricerca ad editori privati, accollandosi spesso ulteriori costi per la diffusione dei contenuti.
Se risulta, obiettivamente, difficile competere con gli editori privati nella produzione di artefatti culturali tradizionali (libri, riviste, giornali) vista la necessità di possedere rilevanti capitali e asset aziendali, altrettanto non può dirsi all’interno degli innovativi format digitali.
Gli Atenei, disponendo all’interno delle varie comunità accademiche di tutte quelle competenze necessarie alla produzione intellettuale del sapere (ricercatori, autori, editor, traduttori, illustratori, grafici, programmatori, designer…), possono iniziare a liberarsi, attraverso la creazione di piattaforme digitali autogestite di editazione, dalla cessione della titolarità (proprietà) dei contenuti e dall’ulteriore assunzione dei costi di pubblicazione imposti dagli editori diventati – soprattutto nel settore scientifico del nostro paese – semplici cinghie di trasmissione fra autori e stampatori senza più assolvere alle loro funzioni tradizionali e fondamentali di selezione, filtro, revisione, editing dell’impianto redazionale delle opere.
Un ecosistema culturale – quello innovato dalla rivoluzione digitale – che risulta assai diverso dalle forme tradizionali di trasmissione del sapere. Oramai i contenuti informativi, le nuove idee, le teorie e le visioni del mondo non sono più univocamente prigionieri dei supporti fisici in quanto, nella loro essenza immateriale, possono essere duplicati e diffusi senza limitazioni e con costi prossimi allo zero.

 

  • I formati cartacei e digitali della collana editoriale Micropress Lab MD.
  • I formati cartacei e digitali della collana editoriale Micropress Lab MD.
  • Il founfd raising universitario fra necessità ed opportunità istituzionale di innovazione.



Se i format legati alla carta stampata (libri, riviste, giornali) hanno rappresentato – e continueranno a rappresentare – un modo di organizzare, strutturare, diffondere contenuti e conoscenza per una fruizione lenta effettuata in profondità, le nuove infrastrutture digitali che trasmettono informazioni in forma di bits hanno dischiuso l'orizzonte della fluidità del sapere e della sua espansione su scala globale su cui una intera generazione di intellettuali, di ricercatori, di accademici si sta interrogando.
L’interesse sociale della ricerca pubblica universitaria può, conseguentemente, puntare alla massima circolazione del sapere svincolandosi progressivamente dagli interessi degli editori privati indirizzati invece ad “imbrigliarla” in supporti e canali distributivi di natura proprietaria per massimizzarne vendite e profitti.
Per tutta una serie di categorie di contenuti – soprattutto di quelli collegati alla ricerca scientifica universitaria che ci interessa particolarmente – oggi diventa possibile progettare e gestire, a costi molto bassi, forme aperte di circolazione e disseminazione del sapere sull’onda di quanto promosso dal movimento Open Access, indubbiamente più vantaggiose e sostenibili per le comunità scientifiche e la stessa collettività.
Istituendo e moltiplicando le iniziative universitarie in self-publishing, accessibili liberamente on line, è possibile progressivamente valorizzare la ricerca universitaria e promuovere lo sviluppo di una informazione e comunicazione istituzionale.
In questo inedito orizzonte di ripensamento e rinnovamento culturale dell’Università s’inscrive l’attività del Laboratorio di ricerca Material Design (Lab MD) del Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara.
Lab MD ha accettato da alcuni anni tale sfida approfondendo, attraverso un network collaborativo, i processi dell’innovazione universitaria indirizzandosi a coniugare strategicamente reperimento di finanziamenti, sviluppo di ricerca scientifica e di progetti culturali in collaborazione con il mondo istituzionale e della produzione.
La sfida è basata non più solo sulla capacità, da parte del network Lab MD, di fare ricerca e creare contenuti bensì sul più ambizioso obiettivo di dar vita a processi che includano il fund raising istituzionale, la gestione di reti relazionali, l’auto-produzione e la valorizzazione degli artefatti culturali.
Prodotti culturali – quelli ideati da Lab MD – intesi sia come oggetti materiali (quali sono i format editoriali a stampa, capaci di includere – nella loro specifica natura – l’attitudine ad essere maneggiati, regalati, conservati e tramandati alle future generazioni) sia come flussi di contenuti immateriali disgiunti rispetto ad un univoco supporto fisico di registrazione, trasmessi attraverso i canali istituzionali di Lab MD e fruibili attraverso le molteplici e diversificate interfacce a schermo.



  • Media MD: canali comunicativi e prodotti editoriali del laboratorio MD.
  • Primo format progettato (e realizzato) della famiglia di prodotti editoriali Micropress è rappresentato dalle agende. Si tratta di agende molto particolari e versatili, di natura “bifronte”.
  • Al ritmo serrato e condizionante del “tempo dei doveri” che scandisce perentoriamente gli avvenimenti e le cose da fare le agende Micropress introducono delle pause, delle cesure spaziali disponibili ad accogliere iscrizioni istantanee – tracce tangibili delle idee che affollano la nostra vita, il nostro immaginario, la nostra microprogettualità quotidiana – consci del valore della registrazione, dello “scripta manent” a fronte del “verba volant”.
  • L'agenda Micropress propone, nel suo sviluppo conclusivo, contenuti informativi o narrativi.Là dove l’agenda-memorandum esaurisce la sua “gittata” temporale, l’artefatto cartaceo si apre a short stories restituendo un corpus di contenuti, un tema specifico nel tentativo di arricchire, di rendere in qualche modo più interessante e intrigante il prodotto-agenda.Nell'agenda Micropress 2013 è stato presentato il Laboratorio di Ricerca MD del Dipartimento di Architettura dell'Università di Ferrara.



(continua)

 


Alfonso Acocella



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Il presente saggio è parte del volume Artefatti comunicativi. Tra ricerca e didattica, (a cura di Alfonso Acocella), Media MD, 2013, pp. 144.
Sempre sulla rivista digitale MD Material Design Post-it, verrà ri-editato l'intero volume in forma progressiva nel corso delle prossime settimane.

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MD Material Design
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ISSN 2239-6063

edited by
Alfonso Acocella
redazione materialdesign@unife.it

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