Post-it

Laboratorio Tecnologie di Prodotto (Lat2)

08 Aprile 2011

 

Facoltà di Architettura di Ferrara, a.a. 2010-11
Corso di laurea in Design del Prodotto Industriale

prof. Alfonso Acocella
prof. Jacopo Piccione

prof. Enrico Milani
arch. Veronica Dal Buono
arch. Davide Turrini

Sull'essere leggeri e liquidi
«...i liquidi, a differenza dei corpi solidi, non mantengono di norma una forma propria. I fluidi, per così dire, non fissano lo spazio e non legano il tempo. Laddove i corpi solidi hanno dimensioni spaziali ben definite ma neutralizzano l'impatto - e dunque riducono il significato - del tempo (resistono con efficacia al suo scorrere o lo rendono irrilevante), i fluidi non conservano mai a lungo la propria forma e sono sempre pronti (e inclini) a cambiarla; cosicché ciò che conta per essi è il flusso temporale più che lo spazio che si trovano a occupare e che in pratica occupano solo "per un momento".
In un certo senso, i corpi solidi annullano il tempo, laddove, al contrario, il tempo è per i liquidi l'elemento più importante. Nella descrizione dei corpi solidi, il tempo è un elemento che si può tranquillamente ignorare; fare altrettanto con i fluidi sarebbe, viceversa, un grave errore. Le descrizioni dei fluidi sono tutte delle istantanee sul cui retro occorre apporre sempre una data.
I fluidi viaggiano con estrema facilità. Essi "scorrono", "traboccano", "si spargono", "filtrano", "tracimano", "colano", "gocciolano", "trapelano"; a differenza dei solidi non son facili da fermare: possono raggirare gli ostacoli, scavalcarli, o ancora infiltrarvisi. Dall'incontro con i corpi solidi escono immutati, laddove questi ultimi, qualora restino tali, non sono più gli stessi, diventano umidi o bagnati. La straordianria mobilità dei fluidi è ciò che li associa all'idea di "leggerezza". Esistono liquidi più pesanti di molti solidi, ma che ciononostante tendiamo sempre a considerare più leggeri, meno "pesanti" di qualsiasi sostanza solida.»
Zygmunt Bauman, "Sull’essere leggeri e liquidi" p. XIV, in Modernità liquida, Bari, Laterza, 2002 (tit. or. Liquid Modernity, 2000), pp. 263.

Essere fiume 1981-1995
«I due perfetti, totalità d’immagine, il fluido ed il solido nel lento fluire delle acque, producono scultura. La natura di un corso d’acqua, di un fiume è tale che non si può considerarla al di fuori del suo letto perchè nello scorrere ne è condizionata, caratterizzata e trae da lui molte delle sue qualità, ma a sua volta condiziona, caratterizza, configura il contenitore con la rabbia delle piene, con la quiete delle secche, con la continuità del fluire. Ai denti puliti freschi levigati e duri della sorgente e del primo tratto di corso con violenza lambiti dalle labbra dell’acqua che invece meglio si sposano ai massi nel sordo ovattato strusciare dello stomachico letto di medio corso, sopraggiungono i tortuosi meandri il pigro sonnolento fluire intestinale dell’ultimo tratto con pietre sempre più rade, rotonde e smussate, fino a raggiungere la ghiaia, la sabbia, la fertilissima melma della sua foce. Il fiume è dotato di una agilità meravigliosa, il suo scorrere è continuo insistente metodico tattile ed eterno. La massa dell’acqua ci dice che scorre, fluisce, scivola ma è vero solo allo sguardo, per il terreno che tocca lo stato del fiume è ruvido, secco, scabro, difficile, duro, nervoso, lo contrae, lo urta, lo scortica. L’urtarsi dei massi nelle piene, il continuo strusciare della sabbia sospesa, il continuo movimento delle acque sul fondale imprime il lentissimo muoversi delle grosse pietre, il lento spostarsi dei massi di media grandezza, il più veloce scorrere del pietrisco, il rapido fluire della sottile sabbia, vero fiume nel fiume. Il fiume trasporta la montagna è il veicolo della montagna. I colpi, gli urti, le violente mutilazioni prodotte dal fiume sulle pietre più grandi con l’urto dei massi più piccoli, l’insinuarsi dell’acqua nelle sottili congiunzioni, nelle crepe, staccano delle parti di roccia e sbozzano quella forma che con un continuo lavoro di piccoli e grandi colpi, leggeri passaggi di sabbia, taglienti cozzi, lento strisciare di grandi pressioni, sordi scontri, si va lentamente formando e scoprendo perchè lo scopo del fiume è di rivelare l’essenza, la qualità più pura più segreta, la maggiore compattezza di ogni singola parte di pietra, forma che preesiste, è presente in tutte le pietre, ed è la qualità di ogni singola pietra. Il fiume rivela la materia e la forma destinata a durare ed avvicina la pietra al suo stato di quiete. In lui tutte le parti prodotte minuscole o gigantesche aspirano alla stessa qualità, ubbidiscono alla stessa volontà di contenuto e forma, volontà tesa all’assoluto. La pietra che era viva e partecipe alla grande vita del monte, al variare della sua materia, della sua struttura, staccata da esso diventa elemento morto sospeso nel tempo in attesa della sua perfezione. Il fiume con il suo lavoro è in grado di sveltire il tempo della pietra avvicinandola più rapidamente al suo stato di quiete. Non è possibile pensare o lavorare la pietra in modo diverso dal fiume. I colpi di punta, l’unghietta, il gradino, lo scalpello, le pietre abrasive, la carta vetrata, sono tutti strumenti del fiume. Estrarre una pietra scolpita dal fiume, andare a ritroso nel corso del fiume, scoprire il punto del monte da dove la pietra è venuta, estrarre un nuovo blocco di pietra dal monte, ripetere esattamente la pietra estratta dal fiume nel nuovo blocco di pietra è essere fiume; produrre una pietra di pietra è scultura perfetta, rientra nella natura, è patrimonio cosmico, creazione pura, la naturalità della buona scultura la assume a valore cosmico. È l’essere fiume la vera scultura di pietra».
Giuseppe Penone, Sculture di linfa, Milano, Electa, 2007, pp. 231

 

Il tema di progetto

Gli artefatti della sala da bagno

Tra i numerosi magisteri peculiari della cultura artigianale ed industriale italiana, quelli della lavorazione del cristallo, della pietra naturale e della ceramica spiccano per la particolare raffinatezza e per una tradizione di lunghissima durata; negli ultimi lustri essi sono stati contrassegnati da importanti sviluppi tecnologici della filiera produttiva industriale come pure dalla rivalutazione delle competenze e dei saperi manuali ed artigianali; in numerosi segmenti del mercato globalizzato, tali settori rappresentano un contesto di fertili esperienze per innovazioni di prodotto nonché per la ricerca di nuovi significati all'interno dei trend evolutivi della società e degli stili di vita contemporanei.
Il Laboratorio di Tecnologie di Prodotto II (LAT2) focalizza la sua attenzione sull’analisi di tali magisteri, visti nei loro processi storici e contemporanei, per approdare all’individuazione di un concept di prodotto originale riguardante una collezione di elementi ed accessori in cristallo, in pietra o in ceramica per l’ambiente bagno che potrà comprendere - a seconda dei diversi materiali di progetto - lavabi, vasche, piatti doccia, recipienti di varia morfologia quali vasi, ampolle, contenitori.
Tale linea di oggetti dovrà parlare il linguaggio di quella “modernità liquida” che molti teorici della contemporaneità hanno efficacemente utilizzato come metafora della società globalizzata e lo declinerà in "forme di design" ispirate alla presenza dell’acqua nei suoi diversi stati e pratiche di fruizione. Le suggestioni di partenza per il progetto di design saranno quindi le diverse fisionomie dell’elemento liquido quando - naturalmente o per azione di regimazione dell'uomo - esso sgorga, si raccoglie, evapora, si condensa, scorre, cola, si infiltra, zampilla, gocciola con maggiore o minore intensità, velocità, copiosità, a contatto con "inevitabili" superfici e barriere fisiche: forme piane o curve, lisce o scabre, orizzontali o inclinate.
L’estetica oggettuale dei prodotti disegnati dagli studenti dovrà tendere a fissare nella massa cristallina, litica o ceramica le forme opache, trasparenti, traslucenti, dinamiche o statiche, sinuose o planari, con cui l'acqua - indispensabile nell’igiene e nella cura del corpo - si propaga, rifluisce, si stabilizza.
Indicazioni in itinere del corso preciseranno format e contenuti degli elaborati progettuali.

 

 

 

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE DI RIFERIMENTO

Letture generali
Zygmunt Bauman, Modernità liquida, Bari, Laterza, 2002 (tit. or. Liquid Modernity, 2000), pp. 263. In particolare la prefazione "Sull'essere leggeri eliquidi, pp.V-XXII e il capitolo "Tempo/spazio" pp. 99-147;
Peter Zumthor, Atmosfere. Ambienti architettonici. Le cose che ci circondano, Milano, Electa, 2077 (tit. or. Wege durch das Land, Basel, 2006), pp. 71;
Peter Zumthor, Pensare architettura, Milano, Electa, 1998 (tit or. Pensare Architettura, Lars Muller  Publischers, 1998), pp.65.

Cristallo
Harold Newman, Dizionario del vetro, Milano, Garzanti Vallardi, 1993, pp. 467;
Marino Borovier, Carlo Scarpa. I vetri di un architetto, Milano, Skira, 1997, pp. 303;
Marco Romanelli (a cura di), Il vetro progettato: architetti e designer a confronto con il vetro quotidiano, Milano, Electa, 2000, pp. 241;?Massimiliano Finazzer Flory e Giovanni Marinelli, Non solo vetro: l’impresa del vetro tra arte e scienza, Milano, Skira, 2004, pp. 174.

 

Pietra
Alfonso Acocella, L’architettura di pietra. Antichi e nuovi magisteri costruttivi, Lucca-Firenze, Lucense-Alinea, 2004, pp. 624;
Raffaello Galiotto (a cura di), Palladio e il design litico, Vicenza, Campisi, 2008, pp. 106;
Raffaello Galiotto (cura di), I Marmi del Doge. Design e ospitalità, Vicenza, Campisi, 2009, pp. 121;
Alfonso Acocella, Davide Turrini (a cura di), Travertino di Siena, Firenze, Alinea, 2010, pp. 303.

In particolare i saggi “Tradizione e innovazione tecnologica. La filiera produttiva del travertino di Siena”, pp. 96-135; “Acqua e pietra. Il travertino dall’ambiente termale alla sala da bagno”, pp. 206-221; “Design per interni. Pietre sensoriali per nuovi stili di vita”, pp. 222-241.

Ceramica
Andrea Thym, “La ceramica come prodotto industriale”, pp.19-23, Rassegna, n.14/2, 1983;
Raffaella Ausenda, “Ceramica”, p. 285, in AA.VV., Storia del disegno industriale. 1815-1915. Il grande emporio del mondo, Milano, Electa, 1990;
Rolando Giovannini, Tile fashion and design, Faenza, Faenza Editrice, 2000, pp. 223;
Gian Paolo Emiliani, Francesco Corbara, Tecnologia ceramica. La lavorazione, Faenza, Faenza Editrice, 2002, pp. 536;
Chris Lefteri, La ceramica. Materiali per un design di ispirazione, Modena, Logos, 2005, pp. 160;
Anty Pansera, Antonia Campi. Creatività, forma e funzioni, Milano, Silvana, 2008, pp. 287;
Elena Dellapiana, Il design della ceramica in Italia, Milano, Electa Mondadori, 2010, pp. 255.

 

_______________

LE LEZIONI DEL CORSO


Introduzione al cristallo | Prof. Jacopo Piccione 15.03.2011  
Il processo di produzione degli oggetti in cristallo | Prof. Jacopo Piccione 24.03.2011 

Brief di progetto ColleVilca Cristalleria | Prof. Jacopo Piccione 24.03.2011

Fattori competitivi nel progetto del cristallo per oggetti | Prof. Jacopo Piccione 01.04.2011

Contemporary stone surfaces | Arch. Davide Turrini 07.04.2011

Le lavorazioni industriali del cristallo.

Incontro col designer Sandro Bessi | Prof. Jacopo Piccione 05.05.2011

 

Brief di progetto Piba Marmi | Arch. Davide Turrini 15.04.2011


Download
programma definitivo prima esercitazione

torna su stampa
MD Material Design
Post-it
ISSN 2239-6063

edited by
Alfonso Acocella
redazione materialdesign@unife.it

-